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Alessandro Seravalle, Cioran verso una parola inzuppata di silenzio

| 18,00 € | pp. 128 | 12x19,5 | 979-12-80103-36-9 | The Writer Edizioni, Marano Principato (CS) 2023

Chi legge e si pone all’ascolto dell’opera di Cioran percepisce l’eco, talvolta nostalgica, talvolta spietata, del silenzio originario, fonte piú autentica di tutte le sue parole e delle sue espressioni maggiormente “ispirate”. Fecondo non è quindi il silenzio di Cioran quanto la sua inimitabile capacità di “farci sentire” il suo silenzio attraverso le parole, la sua stupefacente abilità nel mettere a disposizione una possibilità di ascolto del silenzio mediante ciò che sembra essere il suo opposto, appunto la parola. Ma la parola di Cioran è davvero l’opposto del silenzio o non è piuttosto una sorta di alterità del silenzio, nello stesso modo in cui esiste in noi stessi un’alterità che ci abita? Se la parola di Cioran è abitata dal silenzio, allora appare chiara la ragione che porta Cioran a una critica radicale di qualunque parola che si arroghi il diritto di illuminare – ma in realtà siamo nell’ordine dell’abbagliamento piuttosto che della semplice illuminazione – in modo diretto il reale. Da qui la sua avversione per discipline (le scienze ma anche, e soprattutto, la filosofia) accusate di pretendere ciò che non può essere preteso, di cullarsi nell’illusione di poter catturare il mondo, attraverso la loro luce intensa, con un gesto violento e non problematico.

 

Alessandro Seravalle (Udine, 10 ottobre 1968) si è laureato in filosofia presso l’Università degli studi di Trieste con una tesi sul Privatdenker romeno Emil Cioran. Con oltre venti dischi all’attivo, da circa trent’anni è sulla scena musicale, con varie formazioni (si ricordano in particolare i Garden Wall e Officina F.lli Seravalle) nell’àmbito della musica di ricerca sia di stampo rock che incentrata sull’elettronica. Nel 2021 è uscito il suo primo libro, per i tipi della collana ‘Mosaico’, dal titolo Cioran e Buddha: una fruttuosa impossibilità.