Dalla Postfazione di Mariano Bàino
A corredo del romanzo Clélie,
histoire romaine, pubblicato da Madeleine de Scudéry
nel 1654, vi è una Carte du pays de Tendre in
cui l’occhio di chi guarda può scorgere laghi, mari,
contrade i cui nomi sono tutti ugualmente riferibili alla sfera
dell’affettività e dei sentimenti. Abbiamo così
villaggi denominati Bonté, Respect, Sensibilité,
un Lac d’Indifference e così via. Quel proteiforme
paesaggio, che risulta disegnato da un personaggio femminile del
romanzo, rende visibile, cartografica, una realtà intima,
e attira l’osservatore nei flussi di una psicogeografia
mobile, personalissima.
Il ritorno alla memoria di questo documento della geografia emozionale
è dovuto alla lettura di Collevero di Ada Sirente.
Con la precisazione che nel flusso di coscienza esposto nel testo
la visualizzazione di luoghi (e non luoghi) non è affidata
mai al medium della mappatura grafica, ma è reso
unicamente attraverso la scrittura. La topografia, come forma
della descrizione di spazi fisici, avviene lungo le linee precarie
e antinaturalistiche di una “continuità” e
di un discorso messi costantemente in crisi dall’interno.
Nella desultoria, seccaginosa sintassi di Collevero vi
è intersezione di piani, pensieri “in chiaro”
e “in vago” che si alternano, si accumulano, si trapassano
reciprocamente.