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Ada Sirente, Collevero

Postfazione di Mariano Bàino

| 7,00 € | pp. 48| 10,5x15,5 | 978-88-97726-21-0 | Di Felice Edizioni, Martinsicuro 2013 |

Dalla Postfazione di Mariano Bàino

A corredo del romanzo Clélie, histoire romaine, pubblicato da Madeleine de Scudéry nel 1654, vi è una Carte du pays de Tendre in cui l’occhio di chi guarda può scorgere laghi, mari, contrade i cui nomi sono tutti ugualmente riferibili alla sfera dell’affettività e dei sentimenti. Abbiamo così villaggi denominati Bonté, Respect, Sensibilité, un Lac d’Indifference e così via. Quel proteiforme paesaggio, che risulta disegnato da un personaggio femminile del romanzo, rende visibile, cartografica, una realtà intima, e attira l’osservatore nei flussi di una psicogeografia mobile, personalissima.
Il ritorno alla memoria di questo documento della geografia emozionale è dovuto alla lettura di Collevero di Ada Sirente. Con la precisazione che nel flusso di coscienza esposto nel testo la visualizzazione di luoghi (e non luoghi) non è affidata mai al medium della mappatura grafica, ma è reso unicamente attraverso la scrittura. La topografia, come forma della descrizione di spazi fisici, avviene lungo le linee precarie e antinaturalistiche di una “continuità” e di un discorso messi costantemente in crisi dall’interno. Nella desultoria, seccaginosa sintassi di Collevero vi è intersezione di piani, pensieri “in chiaro” e “in vago” che si alternano, si accumulano, si trapassano reciprocamente.