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Franz Hodjak, Quindici poesie

Traduzione dal tedesco e cura di Gio Batta Bucciol

| 5,00 € | pp. 64 | 12x18 | 978-88-97341-85-7 | The Writer, Milano 2015 |

Dalla Premessa di Gio Batta Bucciol

Nella prima produzione letteraria di Franz Hodjak si respira ancora un alito di fiducia nel progressivo cambiamento della società. La relativa libertà concessa ai letterati fece sí che la giovane generazione di poeti di lingua tedesca in Romania (alla quale egli appartiene) riannodasse il colloquio interrotto con il resto d’Europa, iniziasse a emanciparsi prudentemente dal dogma politico e dalle ristrettezze della tradizione provinciale. A poco a poco, però, la fiducia nel cambiamento si dissolve e la poesia di Hodjak cambia tono, in essa si riflettono i problemi del contesto politico, ma – al fine di evitare la censura diventata nel frattempo onnipresente – si ricorre in modo insistito alla forma velata, ambigua e piú o meno cifrata. Ammiratore di Trakl e Brecht, egli è creatore di atmosfere, ma sempre piú nei suoi versi – come nella raccolta Augenlicht (Luce degli occhi) del 1986 – si nota una tendenza al laconismo, che sottintende delusione ed amarezza. Inoltre la decisione di trasferirsi, nel 1992, in Germania comporta il sorgere di implicazioni esistenziali: il mondo che abbandona è il luogo dell’esperienza vissuta, di cui conosce pericoli e insidie, il mondo verso cui va, lo turba per le incertezze e gli imprevisti.


primavera elettrica

gli autisti distesi sotto gli autobus
dormono e aggiustano, dormono e aggiustano
ovunque è mezzogiorno e alla posta
telefoniste piene d’ottimismo si limano le unghie
anche stavolta non arriva la pioggia tanto promessa
tuttavia il fosso del mulino dà prova di carattere e non
espone il suo cadavere alla volgare e pubblica curiosità
nel parco siedono studenti, pendolari e ragazze di servizio
tutt’intorno sui tigli fioriscono lontani microfoni odorosi

e qualunque cosa accada, sono certi i fraintendimenti

 

elektrischer frühling die schofföre liegen unter den bussen | sie schlafen und reparieren und schlafen und reparieren | überall ist mittag | auf der post feilen optimistische telefonistinnen ihre nägel | der vielversprochene regen bleibt wieder aus | trotzdem bewahrt der mühlkanal charakter | er gibt seine leiche nicht roher schaulust preis | im park sitzen studenten, pendler und dienstmädchen | und ringsum auf den lindenbäumen blühn weithin duftende mikrofone || was auch geschieht, die mißverständnisse sind entschieden


domenica in Romania

ci sono giorni che iniziano
senza divieti, si va

al mercato delle pulci, si cerca
un destriero infuocato che

ti porti a volo oltre frontiera. fin dove
arriva l’orizzonte, solo vocabolari

d’imprecazioni e sorge
l’impressione che le cose

esistano per diventare copia
segreta dell’intenzione che si nutre.

infine si scambia un vecchio narghilè
con un’icona, chissà,

chissà e ci si impiglia
in reti
di lacci per scarpe, dove zingare
scaltre leggono il futuro:

chiunque sia senza paese, ora può
comprarsene uno, qui da me.

Rumänischer Sonntag es gibt tage, die beginnen | ohne verbote, und man || geht auf den flohmarkt, sucht | ein feuerroß, das || einen über die grenze fliegt. so weit | der horizont reicht, bloß wörterbücher || der flüche. und der eindruck | kommt auf, die dinge sind || nur da, um heimlich abdrücke zu nehmen | von der absicht, die man hegt. schließlich || tauscht man eine alte wasserpfeife | gegen eine ikone, wer weiß, || wer weiß, und verstrickt | sich in netzen | von schnürsenkeln, aus denen pfiffige | zigeunerinnen die zukunft || lesen: jeder, der kein land hat, kann | sich eins kaufen, hier, bei mir.


Misura d’amore

una camera né troppo stretta né troppo larga
un senso come di noia
finestre e porte bloccate dalla neve
tempo in abbondanza
nell’angolo una bacinella sul treppiedi
una stufa che crepita e scoppietta
come un lontano abbaiar di cani
un po’ di grappa nelle tazze
un po’ di vino nelle brocche
qualche preoccupazione leggera o grande
e un letto dove ci inganniamo con tenerezza –
cosa vogliamo di piú

 

liebes maß ein zimmer nicht zu eng nicht zu weit | ein gefühl wie überdruß | fenster und türen fest zugeschneit | zeit in überfluß | in der ecke ein waschgestell | im ofen ein knistern und prasseln | wie fernes hundegebell | etwas schnaps in den tassen | etwas wein in den krügen | ein paar sorgen so leicht wie schwer | und ein bett wo wir uns zärtlich belügen | was wollen wir mehr


cambio generazionale

a capo chino
vengono gli uni
da dove
gli altri
vanno
con passo allegro

generationswechsel hängenden hauptes | kommen die einen | von dort | wohin | die andern gehn | heiteren schritts