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Marco Ferri, Esercizi spirituali per cosmonauti

Nota di Peter Kammerer

| 15,00 € | pp. 80 | 12x18 | 978-88-97726-30-2 | Di Felice Edizioni, Martinsicuro 2013 |

Dalla Nota di Peter Kammerer

Il discorso pagina dopo pagina si fa sempre piú chiaro, sempre piú oscuro. La poesia lascia segni “che uno riconosce e trova senza neppure cercare”. Versi parlati con poche rime di riconoscimento. Il lavoro del poeta sta nel tramare l’incontro di parole. Non si sa mai quello che c’è in una parola. Rinchiudono lo stato d’animo di un periodo, la fine di qualche cosa. Rimangono come reperti e sintomi di una situazione. È come passeggiare in spiaggia o guardare le nuvole. L’esercizio sta nel saper collegare i singoli reperti che hanno finito il loro ciclo cercando un’altra destinazione. Togliere il superfluo e inserirli nella necessità di una storia.


quello che fa piú male
è la drammaturgia della luce
nel primo pomeriggio,
un infreddolito chiarore sui marciapiedi
di febbraio e le pozze d’acqua


uno accende la lampada
del comodino e la luce
si sgrana sui colori
della coperta e delle tende,
supera lo spartiacque
il profumo della pelle

ma il risveglio quello vero
capita da svegli, per caso

a volte soffiando il naso
c’è il sangue o due parole si avvicinano


il sorriso dei manichini
portati sulle spalle dai facchini

tra la folla le occhiate
al carico di simulacri

un groviglio di arti
nella fossa comune
di un furgone


per esempio i buchi
nelle guarnizioni dell’atmosfera,
sembra che la ferita
non si richiuderà

c’è chi parla di disastri totali
qualcosa di piú dei massacri normali

e quel vomito
nei ghiacci siderali,
una cometa di schifezze

esercizi spirituali per cosmonauti,
ma è piú intelligente lo sguardo
fatalista dei pinguini
sulla crosta polare